Emilia Romagna, parola d'ordine: ospitalità
Benvenuti in Emilia Romagna dove l’ospitalità è un’arte e dove farsi coccolare (dal buon cibo, dalla cultura, dalla natura) è essenziale per capire l’identità del territorio. Per esempio, qui c’è la città con il record mondiale di portici, che vi permettono di goderne le bellezze en plein air. Stiamo parlando di Bologna, con i suoi 62 km di portici (alcuni dei quali nella lista Unesco), punto di incontro per la cittadinanza. Bologna è anche la città degli epiteti: “dotta” per la presenza dell’ateneo, “turrita” per le centinaia di torri che svettavano come simbolo di prestigio e fortezze difensive. E mentre nella sua pancia si snoda un dedalo sotterraneo di canali e cunicoli, specchio delle trame dei suoi palazzi secolari, a coccolare la vostra, di pancia, è un fitto reticolo di trattorie tipiche (altro epiteto di Bologna: la grassa) e locali dove i giovani amano fare tardi. E se, come noi, pensate che il cibo sia una delle tessere più avvincenti del puzzle della storia di un territorio, ben arrivati a Parma – elegante capitale mondiale del turismo enogastronomico e della Food Valley emiliana – dove le eccellenze (il prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano, per dirne due) si fondono così bene con la cultura, che scoprirete perché “sapere” e “sapore” hanno la stessa radice.
La città di Verdi e di Toscanini, oltre al suo raffinato patrimonio artistico, apre le sue porte anche verso le colline, dove l’itinerario è tra i castelli e le dimore signorili dell’antico Ducato. Dalla capitale dell’enogastronomia a quella dei mosaici di stile bizantino: Ravenna miscela perfetta di arte e cultura, con otto siti Unesco. E poi, custodita come una perla da una cinta muraria quattro/cinquecentesca, Ferrara. Lambita dal Po, questa piccola e sorniona cittadina, da maggio a settembre, è percorsa da un fermento culturale (mostre, festival, concerti, sagre con artisti di strada) che investe il Castello Estense e il centro storico rinascimentale (patrimonio Unesco dal 1995) con le sue viuzze acciottolate e il meraviglioso Palazzo dei Diamanti. Infine Reggio Emilia, l’ennesima capitale: per la qualità della vita e per il tricolore italiano (verde, bianco, rosso) che qui nacque nel 1797 come vessillo della Repubblica Cispadana, destinato a divenire bandiera dell’indipendenza e dell’unità nazionale.
Emilia Romagna: dal suono dei motori alle melodie della musica
Con DS Journeys, percorrere le meraviglie dell’Emilia Romagna significa regalarsi un’esperienza completa con case, musei e personaggi che questa bellissima regione può vantare. Da Casa Enzo Ferrari a Modena, un tributo al geniale fondatore del marchio automobilistico più amato al mondo. A Maranello, il santuario del “Cavallino Rampante“, dove l’immersione è nel Museo Ferrari, l’adrenalina è quella dei simulatori di guida e il contatto tra creatività umana e tecnologia avanzata si percepisce nella Cittadella Ferrari. Altre tappe, per gli appassionati di motori: il celebre circuito di Misano e le fabbriche di celeberrime case come Lamborghini, Ducati, Maserati, Dallara. Dal rombo dei motori al rullo dei tamburi. La seconda immersione è nel mare di musica che bagna Busseto, Parma e Modena, dove ognuno può raggiungere le proprie profondità. Dalla Casa Natale di Giuseppe Verdi a Roncole di Busseto, dove risuonano le note della memoria; a Parma – oltre alla tomba di una vera rockstar dell’800, Nicolò Paganini – nei pressi del Parco Ducale, ospita anche la Casa Natale di Arturo Toscanini; fino a Modena dove si possono visitare le calde stanze della Casa Museo Pavarotti, per conoscere le abitudini private e le passioni quotidiane di Big Luciano.
In Romagna il cibo è opera da museo
L’Emilia Romagna sa come pizzicare le corde della vostra sensibilità, in tutti i sensi. Soprattutto quello del gusto. Il cibo, qui, non è solo rito, simbolo del territorio o espressione dell’identità, ma un’opera d’arte da museo. E a scandire i primi (p)assaggi è il Parmigiano Reggiano a Reggio Emilia, a Modena per l’Aceto Balsamico Tradizionale, altra bandiera emiliana. La food valley di Parma ospita invece ben 8 Musei del Cibo, tra cui quello del Prosciutto e dei salumi a Langhirano; il Museo del Vino con il rosso DOC dei Colli di Parma; e il Museo del Culatello di Zibello. Poi, come recita un antico detto emiliano: «Il maiale è come la musica di Verdi: non c’è niente da buttar via», ecco altri capolavori culinari: la mortadella; la salama da sugo orgoglio di Ferrara, il cotechino e lo zampone di Modena. All’arte, all’esperienza, alla manualità delle sfogline – le massaie che governavano la cucina, con il compito di preparare la pasta sfoglia e farcirla con i vari tipi di ripieno – dobbiamo la ricchezza dei primi piatti regionali: i tortellini, le tagliatelle da condire con il tipico e rinomato ragù alla bolognese e le lasagne di sfoglia verde.
Ecco perché a fine pasto, come si usa a teatro, sarete tentati di inchinarvi davanti al menu di questo territorio e, senza aspettare che i piatti lascino il palco, chiederete un entusiastico bis.