Video Sicily
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Sicily

Sicilia, l'isola dei tesori

Catene montuose, colline dolci, campagne ben coltivate e un mare dai colori tropicali: la mia Sicilia (terra in cui sono nata e che mi ha cullata e cresciuta) è la più grande isola d’Italia e del Mar Mediterraneo, con 1500 Km di coste. Oltre all’isola principale, sono parte del territorio siciliano anche gli arcipelaghi delle Eolie (dove i greci pensavano trovasse casa Eolo il dio dei venti), delle Egadi e delle Pelagie e le isole di Ustica e Pantelleria: in tutto, una ventina di piccole isole che la ornano come gemme su una corona. Chiamata dai greci Trinacria (terra con tre promontori), ha un’iconica forma a triangolo rovesciato, i cui tre vertici sono: Capo Peloro a nord est, Capo Lilibeo di Marsala, a nord-ovest, Capo Passero a Portopalo, a sud est, dove le onde del Mediterraneo si congiungono con quelle dello Ionio. Terra di miti, anche sulla propria origine la Sicilia sfoggia orgogliosa una leggenda. Che narra di come l’Isola sia nata dalla danza di tre Ninfe che, spostandosi per i mari del mondo e raccogliendo sassi, frutti e terra dai terreni più fertili, un giorno attraversarono una regione dal cielo azzurro e limpido. E proprio qui, disponendosi a triangolo sui flutti del mare, cominciarono a far cadere tra le onde il loro raccolto. Dalla loro danza iniziò ad emergere un’isola con tre promontori, ognuno nel punto in cui ciascuna Ninfa aveva ballato. Nacque così una terra dal clima mite e dalla terra fertile che smuoverà anche i vostri sensi.

La Sicilia del vostro Grand Tour

Dai fenici ai greci, dai romani ai bizantini, dagli arabi ai normanni, dagli svevi agli spagnoli, dai Borboni ai Savoia… Tanti popoli hanno invaso e governato (ma mai veramente dominato e vinto) la Sicilia. E ogni civiltà vi ha lasciato inestimabili tracce del proprio passaggio: una serie infinita di testimonianze artistiche, architettoniche, artigianali, culturali, culinarie frutto dell’incontro e dalla fusione di stili diversi. Tanto che l’identità della Sicilia racconta più di ogni altra terra di confine che dalla diversità germoglia la bellezza, dallo scambio fiorisce il progresso, dall’accoglienza sboccia la convivenza tra gli uomini. A mettere insieme le tracce di questi passaggi, ne esce un viaggio nella Storia che ha dato origine alla civiltà italiana ed europea. E questo viaggio è tutto per voi: come un libro aperto, come un museo en plein air, come una bottega senza orario. In modo che possiate rispondere alla domanda che già, tra il ‘700 e l’800, si facevano gli intellettuali europei quando l’Isola divenne meta obbligata di quel Gran Tour che letterati (Goethe e Byron, su tutti), pittori e rampolli della nobiltà intraprendevano, con il desiderio di completare la propria formazione: esiste una sola Sicilia o ci sono diverse Sicilie?

Scopello © Samuel Ferrara

Sicilia: ritmo dell’eterna meraviglia

La Sicilia è inoltre diventata tra le mete più ambite dai viaggiatori, perché è davvero l’Isola dei tesori e delle meraviglie: nella capitale, le cupole arabeggianti e le piazze di Palermo, e la brulicante confusione di voci, volti, colori, odori e primizie dei mercati storici di Ballarò, del Capo e della Vuccirìa (degni eredi dei suq che già occupavano queste vie, nel periodo arabo); le cattedrali di Monreale e Cefalù poco lontano. L’anima marina di Trapani scoperta nelle sue saline, un luogo suggestivo, dai rimandi continui: il bianco del sale dentro le vasche squadrate tra la terra e le acque, che assumono i colori del mare che a sua volta rispecchia quelli del cielo. Il borgo medievale di Erice, dove il tempo si è fermato all’anno 1000, talmente bella da sembrare irreale… con le sue viste mozzafiato sul mare delle Egadi. I palazzi e le chiese tardo-barocche dei comuni del Val di Noto (come Ragusa, Modica, Scicli, Caltagirone…), definito dall’UNESCO «un unicum, l’apice e la fioritura finale dell’arte barocca in Europa»; i resti ellenici della Valle dei Templi di Agrigento, il più esteso, ricco, tangibile capolavoro archeologico di tutta la Magna Grecia. Le pirotecniche eruzioni dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, che spesso borbotta e qualche volta sbotta lava e lapilli, a pochi km dall’eleganza mondana di Taormina; la Neapolis di Siracusa, già città stato della Magna Grecia (in cui nacque e si espresse il genio di Archimede), con l’isolotto barocco di Ortigia. Tutte meraviglie inserite nella lista dei Beni Patrimonio Unesco e che DS Journeys ha inserito nei suoi percorsi per farvi fare una vera esperienza immersiva nell’Isola dove il tempo si dilata, quasi fino a fermarsi, battendo il ritmo dell’eterna meraviglia. E per chi va in cerca di storie, arte e miti: attraversata da una lunghissima sequenza di dominazioni straniere, l’Isola ne conserva ancora intatte le opere e le tracce, nell’architettura come nelle tradizioni, nell’artigianato come nella produzione agricola, nella lingua come e nella proposta enogastronomica.

La Sicilia del cibo come cultura

Anche dal punto di vista culinario, l’affermazione: “Non puoi dire di essere stato in Sicilia se non hai assaggiato…” ha poco senso. La Sicilia vi lascia senza fiato (e con qualche kg in più…), per la sua varietà enogastronomica, frutto delle diverse dominazioni che hanno inserito i loro prodotti nella dispensa alimentare siciliana, rendendola la più saporita d’Italia. Certo: alcuni piatti sono diventati vere e proprie bandiere del food made in Sicily (il cannolo, la pasta alla norma, gli/le arancini/e, la granita con la brioscia), ma il ventaglio delle golosità isolane è così ampio da soddisfare il gusto di tutti: dalle prelibatezze dei sontuosi pranzi preparati dai “Monsù” francesi, a capo delle cucine nobiliari borboniche, fino allo street food che in ogni città è un tripudio di sapori, tradizioni, gusti (crocchette di patate, panelle, i rustici catanesi, le scacce ragusane, il panino con la milza e lo sfincione palermitano). Tra un piatto e l’altro, è gradito un sorso di vino? Sappiate che la produzione vitivinicola siciliana oggi è di alta qualità, valorizzata negli ultimi cinquant’anni (fino agli Anni ’70 il vino siciliano, per via della forte gradazione alcolica, veniva utilizzato per il taglio dei vini francesi e piemontesi) da moderni viticoltori che hanno saputo sfruttare le caratteristiche ambientali (come il terroir delle microzone ferrose dell’Etna o quello sabbioso delle coste) per una produzione di vini in grado di competere con le storiche etichette nazionali e mondiali.